lunedì 5 marzo 2007

Ciao John

Il 5 Marzo 1982 moriva, in una camera d’hotel sul Sunset Boulevard di Los Angeles, John Adam Belushi.
Tenne fede al suo motto: “Vivi veloce, muori giovane e lascia dietro di te un cadavere gradevole”. La gradevolezza del cadavere è opinabile, ma tutto il resto non fa una piega.
Venticinque anni dopo il mito rimane indelebile a testimonianza dello spessore di un personaggio le cui doti andavano ben al di là della mimica o della comicità surreale. Un vero “artista” ben lontano dai comici di oggi che il pressappochismo moderno definisce tali a sproposito. Molti sono stati i suoi meriti…per citarne alcuni si può dire che ha sdoganato il rhythm & blues, ha dimostrato che si può star bene anche con un corpo appesantito da bulimia, droghe e alcool (chi non ricorda la sua classe di ballerino?) e infine è stato l’icona di un’Era, la fine del XX secolo, di cui tutt’ora le generazioni risentono (nel bene e nel male). Per non parlare della sua abilità come attore: la mimica, la gestualità e i clichè sono stati imitati da molti dopo di lui che non hanno saputo neppure avvicinarvisi (a me viene in mente Jim Carrey). I Blues Brothers (’80) è uno dei film cult (complice un cast stellare e icone come Ray Charles, James Brown e Aretha Franklin solo per citare i più grandi) che tutti almeno una volta nella vita hanno visto; forse non tutti hanno visto Animal House (’78) ma non posso che dirvi: guardatevelo!

Se invece vogliamo dire qualcosa che forse non tutti sanno bisogna parlare della sua vita.
Si dice che si nasce incendiari e si muore pompieri: per John è stato l’esatto contrario. Nato a Chicago il 24 gennaio 1949 da padre albanese e madre statunitense era partito molto bene. Studente modello alla Wheaton Central High School, capitano della squadra di football, consegue una sorta di laurea breve in discipline artistiche. Durante gli studi conosce la donna che diventerà sua moglie, Judith Jacklin. Passando da momenti di esaltazione a fasi di disperazione acuta incomincia a farsi coraggio con droga ed alcol. Supera i primi provini e ottiene parti minori in alcuni films finchè nel ’75 la svolta: la NBC crea il programma comico “Saturday Night Live”; si impone con il suo poliedrico talento ed entra in contatto con Dan Aykroyd col quale nel ’78 crea la leggenda dei Blues Brothers che nell’80 sbarcheranno sul grande schermo sotto la regìa di John Landis. Nonostante il successo gli abusi e gli eccessi continuano portandolo a scontrarsi, una sera di marzo, con uno Speedball (cocktail di cocaina ed eroina) che, a soli 33 anni gli è fatale. “La scena è il solo posto dove sono consapevole di quello che sto facendo”: in questo forse si coglie il segreto di una vita spregiudicata.

La sua filmografia conta 5 films, ma le sue maschere immortali saranno sempre quelle di Bluto Blutarski e Jake Blues. Sottile è la linea tra biografia e finzione.

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